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Giovanni Ciampoli

1589-1643

Giovanni Ciampoli nacque a Firenze nel 1589. Avviato agli studi letterari, dimostrò una forte predisposizione per la poesia. Si formò alla corte medicea, dove ebbe occasione di conoscere Galileo e di entrare a far parte della sua cerchia di amici. Proseguiti gli studi prima a Padova, poi a Milano e infine a Bologna, dove divenne protetto di Maffeo Barberini (1568-1644), allora legato pontificio nella città emiliana, si trasferì nel 1614 a Roma dove vestì l'abito ecclesiastico. Fu subito introdotto negli ambienti della Curia romana e in seguito nel 1618, grazie ai buoni uffici di Galileo, divenne membro dell'Accademia dei Lincei assieme all'amico Virginio Cesarini (1595-1624). Nel 1621 fu eletto Segretario dei Brevi da Gregorio XV (1554-1623) e nel 1623 divenne Cameriere segreto di Urbano VIII (1568-1644).

Fu per Galileo un preziosissimo informatore delle cose romane e sostenitore convinto della sua battaglia culturale; negli anni della condanna delle tesi copernicane, come nei successivi dibattiti, si dimostrò sempre fedele allo scienziato. Grazie ai suoi appoggi, affiancò il lavoro diplomatico dell'ambasciatore toscano Francesco Niccolini per l'ottenimento della licenza di stampa del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (Firenze, 1632), attirandosi così l'ostilità del papa, che già lo imputava di un presunto appoggio alla fazione filospagnola, guidata dal cardinale Borgia, avversa alla politica dei Barberini.

In una lettera dell'Ambasciatore toscano a Roma, Francesco Niccolini (1584-1650), al Segretario di Stato Andrea Cioli (1573-1641) del 5 settembre del 1632 si fa menzione esplicita dell'ira di Urbano VIII nei confronti di Ciampoli: "proroppe S. S.tà in molta collera, et all'improviso mi disse ch'anche il nostro Galilei haveva ardito d'entrar dove non doveva, et in materie le più gravi e le più pericolose che a questi tempi si potesser suscitare. Io replicai ch'il S.r Galilei non haveva stampato senza l'approvattione di questi suoi ministri, et ch'io medesimo havevo ottenuto e mandato in costà i proemii a questo fine. Mi rispose con la medesima escandescenza, che egli et il Ciampoli l'havevano aggirata, et ch'il Ciampoli in particolare haveva ardito di dirli ch'il S.r Galilei voleva far tutto quel che S. S.tà comandava et che ogni cosa stava bene, et che questo era quanto si haveva saputo, senz'haver mai visto o letto l'opera; dolendosi del Ciampoli e del Maestro del Sacro Palazzo, se ben di quest'ultimo disse ch'era stato aggirato anche lui col cavarli di mano con belle parole la sottoscrittione del libro, e dategliene poi dell'altre per stamparlo in Firenze, senza punto osservar la forma data all'Inquisitore e col mettervi il nome del medesimo Maestro del Sacro Palazzo, che non ha che fare nelle stampe di fuori" (Ed. Naz. vol. XIV, p. 383).

Anche dall'"esilio" di Montalto nelle Marche, dove venne inviato per tenerlo lontano da Roma, Ciampoli rimase sempre in contatto con Galileo; negli anni successivi fu trasferito a Norcia, a Sanseverino, a Fabriano e infine a Jesi dove morì l'8 settembre del 1643.