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Galileo - Joseph Losey

Seppure prevalentemente conosciuto come regista cinematografico, Joseph Losey aveva iniziato a lavorare come regista teatrale. Ed è proprio da quando, nel 1947, aveva messo in scena Vita di Galileo con lo stesso Bertolt Brecht e con l'attore Charles Laughton, che pensa di trarre un film da quello spettacolo: era entusiasta di Laughton e di quella messa in scena. Ma soprattutto era stato il lavoro con Brecht a motivarlo. Dice Losey: "La sua maschera mortuaria mi guarda sarcasticamente sul mio scrittoio. Egli è il meno morto tra i morti che io ho conosciuto. La maschera è esattamente simile all'uomo che egli è stato in vita. Era l'uomo più penetrato dallo spirito del teatro che io abbia mai conosciuto. Vedeva tutto. Egli vedeva in voi benché non avesse mai avuto nessuna conversazione personale. Era intransigente ma flessibile e aperto. Aveva il fervore di un puritano ma senza il gusto dell'autopunizione e senza senso di colpa. Come sia riuscito ad evitare questo doppio pericolo non lo saprò mai". Quanto a Vita di Galileo Losey afferma: "… in realtà parla della responsabilità individuale. Il problema di sapere se sia più importante per un uomo alzarsi e dire: "No!", oppure se gli uomini che hanno un talento e delle conoscenze speciali abbiano l'obbligo di scrivere il libro che solo loro possono scrivere. E che non avrebbero potuto scrivere se avessero detto: "No!". A mio avviso, e credo che la pensasse così anche Brecht, noi potremmo seguire una delle sue frasi che c'è nel Galileo: "Non c'è nessun libro che possa avere un unico autore". Perché in sostanza tutti i libri saranno scritti, tutti i pensieri saranno pensati, purché la razza umana sopravviva. Ma la razza umana non sopravvivrà se la gente, regolarmente, sotto l'effetto della tortura o di altri metodi che ben conosciamo, si lascia intimidire. Questa è la cosa splendida di questo dramma. […] Per me è importante il fatto che alla fine Galileo si condanni da sé per la sua vigliaccheria fisica e che abbassi il suo libro a causa della sua incapacità di resistere".

Gli avvenimenti politici e le vicende economiche impediscono a Losey per parecchi anni di fare la versione cinematografica del testo brechtiano, che - con un bassissimo budget - può essere realizzata solo nel 1974. La preoccupazione principale del regista era stata quella di "trovare un equivalente cinematografico allo stile teatrale di Brecht" evitando di realizzare il film come la ripresa cinematografica di uno spettacolo teatrale, ma portando al cinema le idee che Brecht applicava al teatro.

Ma l'accoglienza a Cannes nel 1974 è tiepida e il film è quasi ignorato dalla critica francese. In Italia non ottiene alcuna distribuzione. Lo stesso Losey non è soddisfatto del suo lavoro: "Credo che si possa dire con sicurezza e a buon diritto che non sia mai stata realizzata una sola riduzione cinematografica accettabile dell'opera di Brecht".