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Vita di Galileo - Bertolt Brecht

Vita di Galileo è un'opera in quindici scene a cui Brecht ha lavorato, con ritocchi e rimaneggiamenti, per un periodo di oltre venti anni. La prima versione risale al novembre del 1938, durante l'esilio in Danimarca. In questa fase Galileo è visto come un eroe che abilmente sceglie di capitolare di fronte al potere per continuare nella ricerca scientifica. Ma le vicende storiche relative agli studi sulla fissione dell'atomo prima, e sulla costruzione della bomba atomica poi, portano a una trasformazione del testo: Galileo diventa un antieroe e la sua abiura l'atto con cui è stato messo drammaticamente in discussione il rapporto tra scienza e società. E' su questa base che Vita di Galileo viene modificata durante la lunga preparazione dello spettacolo con Charles Laughton, negli Stati Uniti.

Scrive Brecht: "A metà del nostro lavoro l'"era atomica" fece il suo esordio a Hiroshima. Dall'oggi al domani la biografia del fondatore della nuova fisica assunse un altro significato. L'infernale potenza della grande bomba gettava una luce nuova e più viva sul conflitto di Galileo con le autorità del suo tempo. Poche modifiche furono necessarie al dramma. Nessuna alla sua struttura. Già nell'originale la chiesa era rappresentata come potere secolare e la sua ideologia, in fondo, come permutabile con parecchie altre. Fin dal principio, come chiave di volta della gigantesca figura di Galileo era stato adottato il suo concetto di una scienza legata al popolo".

L'opera così rivista - soprattutto nella scena XIV - viene rappresentata nel luglio del 1947 al Coronet Theater di Beverly Hill a Los Angeles con la regia di Joseph Losey. Ma neanche la versione americana convince Brecht. Infatti per la rappresentazione del 1955 al Berliner Ensemble, il dramma subisce ulteriori variazioni. E' in questa forma che noi lo leggiamo oggi e che per Brecht, morto durante le prove, ancora non era definitiva.

Condensare la complessità dei significati di Vita di Galileo in poche righe sarebbe un atto del tutto riduttivo. Vale la pena, per suggerire una cifra interpretativa del testo, sottolineare queste parole dell'autore: "Galileo arricchì l'astronomia e la fisica nello stesso tempo in cui le svuotò di gran parte del loro significato sociale. […] Col discredito che esse avevano gettato sulla Bibbia e sulla chiesa, queste scienze avevano combattuto per un certo tempo sulle barricate in difesa di ogni progresso. Ciononostante, è vero, il rivolgimento completo venne nei secoli seguenti; ma si trattò appunto di un rivolgimento, non di una rivoluzione; lo scandalo degenerò, per così dire, in una disputa di specialisti. La chiesa, e con lei tutta la sua reazione, poté ritirarsi in buon ordine e conservare più o meno intatta la sua forza. Per quanto concerne le scienze stesse, esse non riacquistarono più quella funzione così importante per la società, non tornarono più su posizioni così vicine al popolo.

Il misfatto di Galileo può essere considerato come il "peccato originale" delle scienze naturali moderne. Della moderna astronomia, che interessava profondamente una classe nuova, la borghesia, perché appoggiava le correnti sociali rivoluzionarie dell'epoca, egli fece una scienza specialistica strettamente limitata, la quale, proprio grazie alla sua "purezza", ossia alla sua indifferenza per il sistema di produzione, poté svilupparsi relativamente indisturbata. La bomba atomica, come fenomeno tecnico non meno che sociale, è il classico prodotto terminale delle sue conquiste scientifiche e del suo fallimento sociale".