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2. La dedicatoria dell’autore e la lettera dello stampatore ai lettori

Nella lettera di dedica al conte François de Noailles [VIII, 43-44] Galileo si dichiara «confuso e sbigottito» per proibizione del suo Dialogo, in conseguenza della quale avrebbe avuto l'idea di non stampare più niente, lasciando soltanto una versione manoscritta dei suoi studi già avviati al conte dedicatario, confidando che l'avrebbe conservata con cura. Ma il conte doveva averne fatta pervenire una copia agli editori, che a cose fatte avevano avvertito Galileo di averla stampata. A lui non resta così che dichiararsi «grato riconoscitore del generoso affetto» verso chi ha consentito che la sua fama superasse i confini «angusti» del proprio paese, facendole «spiegar le ale liberamente sotto il cielo aperto», e conclude la dedica pregando il conte «di difendere la sua riputazione contro a chi volesse offenderla».

Per parte sua lo stampatore nella lettera preliminare ai lettori [VIII, 45-46] cerca di far conoscere l'autore dell'opera, partendo da una considerazione generale: fin dall'antichità hanno goduto dell'universale stima non solo gli ideatori di «qualche invenzione» nelle arti e nelle scienze, ma anche coloro «i quali con l'acutezza de i loro ingegni hanno riformato le cose già trovate, scoprendo le fallacie e gli errori di molte e molte proposizioni portate da uomini insigni e ricevute per vere per molte età». A questi secondi «scopritori», degni di pari lode nonostante «avesseno solamente rimossa la falsità, senza introdurne la verità», appartiene Galileo Galilei. Con l'allusione nemmeno troppo velata a quelle sospette verità naturali che ne avevano causata la condanna, si entra nel merito delle «invenzioni» di Galileo, dalla «concludenza di molte ragioni intorno a varie conclusioni, con salde dimostrazioni confermate», alle scoperte astronomiche dovute all'uso del cannocchiale come strumento scientifico, fino a concludere con le «due intere scienzie nuove» presentate in questo volume per la prima volta: il moto locale e la resistenza dei solidi alle rotture violente.